19/09/13

Romanticismo: Le affinità elettive

2013/2014 
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Goethe, Le affinità elettive 


"Una storia d’amore chimica, crudele e magica. Il cristallo e il caos. Il romanzo
più enigmatico e trasparente che sia mai stato scritto. Un libro che fronteggia la morte. Quando un poeta, uno scrittore, un drammaturgo, uno scienziato, un pensatore e un veggente si fondono in una persona sola può avvenire un miracolo simile. E poi c’è Ottilia: il piano inclinato della perfezione, la regina dell’acqua, la mangusta".  – (Antonio Moresco)


SINTESI E BREVE COMMENTO ( da nilalienum)

Riflessioni di Alessandra Tugnoli  (da Bibliomanie)


30/01/13

Scapigliatura


LA SCAPIGLIATURA

La SCAPIGLIATURA
Sorse in Italia dopo il 1860 e terminò, grosso modo, nel 1875. Comprese, in senso stretto, un gruppo di poeti e scrittori milanesi o viventi a Milano (Emilio Praga, Arrigo Boito, Iginio Tarchetti, Giovanni Camerana, Carlo Dossi), cui più tardi sono stati accostati alcuni prosatori piemontesi (Giovanni Faldella, Enrico Calandra) e ai quali si possono aggiungere i romanzi giovanili di Verga e alcune liriche di Carducci. Il termine "scapigliatura" venne usato per la prima volta in un romanzo di Cletto Arrighi, come traduzione del francese "boheme"; come fenomeno letterario fu essenzialmente espressione di anarchismo borghese: gli scapigliati erano difatti intellettuali che non accettavano le strutture borghesi, nelle quali vedevano la negazione dei loro ideali di arte e dei valori in cui credevano. Fu, tuttavia, una presa di posizione sterile, in quanto essi non seppero proporre soluzioni.

06/01/13

Anna Maria Ortese - Corpo celeste


( Anna Maria Ortese, Corpo Celeste, Adelphi 1997)
Col nome di corpi celesti venivano indicati, nei testi scolastici di anni lontanissimi, tutti que­gli oggetti che riempiono lo spazio intorno alla Terra. E anche il nome oggetto, riferendo­si a quello spazio, allora incontaminato, pu­rissimo, si colorava pallidamente di azzurro. Noi — che sfogliavamo quei testi e ammirava­mo quelle carte della volta celeste — eravamo invece sulla Terra, che non era un corpo cele­ste, ma era data come una palla scura, terro­sa, niente affatto aerea. Perciò, durante tut­ta una vita, poteva accadere che, guardando di sera, nella luce tranquilla della campagna, quel vasto spazio sopra di noi, pensassimo va­gamente: « Oh, potessimo anche noi trovarci las­sù!». Le leggende e i testi scolastici parlava­no di quello spazio azzurro e di quei corpi celesti quasi come di un sovramondo. Agli abitanti della Terra essi aprivano tacitamente le grandi mappe dei sogni, svegliavano un confuso senso di colpevolezza. Mai avremmo conosciuto da vicino un corpo celeste! Non era­vamo degni!, pensava l'anonimo studente. In­vece, su un corpo celeste, su unoggetto azzurro collocato nello spazio, proveniente da lonta­no, o immobile in quel punto (cosi sembrava) da epoche immemorabili, vivevamo an­che noi: corpo celeste, o oggetto del sovra­mondo,era anche la Terra, una volta sollevato delicatamente quel cartellino col nome di pianeta Terra. Eravamo quel sovramondo.